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Corea del Sud: la lotta alla denatalità passa dal welfare aziendale

11 settembre 2025

a man wearing glasses and a black shirt

Autore

Marco Valsecchi

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Cento milioni di won, pari a più di sessantamila euro al cambio attuale, per ogni neonato. È la risposta di Booyoung & Co, colosso dell’edilizia da 2.500 dipendenti, alla crisi coreana della natalità. E non si tratta di un caso unico: in Corea del Sud, dove il tasso di fertilità si attesta a 0,8 figli per donna, sui livelli più bassi dell’intera OCSE, sempre più aziende stanno introducendo incentivi per le lavoratrici e i lavoratori che “mettono su famiglia”.

A mettere sul piatto la stessa somma di cento milioni di won è anche la casa produttrice di videogiochi Krafton, riferisce il Maeil Business Newspaper. Mentre The Korea Times cita due casi in cui, al di là dell’incentivo monetario a chi fa figli, i datori di lavoro hanno provato a spingersi oltre in modo da rendere più semplice per i dipendenti prendersi cura della prole.

In Samsung - dove già sono presenti bonus e permessi parentali estesi - è stato raggiunto un accordo di massima per cui i dipendenti con più di tre figli potranno tornare al lavoro anche una volta superata l’età della pensione, se lo vorranno: si attende il via libera dei sindacati per discutere l’introduzione della misura. Doosan Group, invece, oltre ad alzare i benefit progressivi in contanti per chi fa figli, pagherà mezzo milione di won (300 euro) a ogni membro del team di un dipendente che prenderà più di sei mesi di congedo parentale.

E se l’Italia prendesse esempio? Nel lungo termine l’attuale tasso di natalità di 1,18 figli per donna rischia di diventare un grosso problema anche per i settori produttivi: Istat prevede che dall’attuale 63,5% la quota della popolazione in età lavorativa possa scendere fino al 54% da qui al 2040, mentre l’OCSE prospetta addirittura un calo al 34% entro il 2060. Gli strumenti per correre ai ripari, ad ogni modo, non mancano.

Il campo su cui giocare questa partita potrebbe essere in particolare quello dei flexible benefit, che già includono le spese per la babysitter, quelle per le rette scolastiche dall’asilo all’università e quelle legate al percorso scolastico, dall’acquisto dei testi al pagamento delle gite e del doposcuola. Tutti elementi che per chi ha figli possono fare la differenza e che possono essere introdotti in un piano personalizzabile e adattabile in base alle esigenze dei singoli lavoratori. Tutto quello che serve, a conti fatti, è un approccio strategico al welfare.

Vuoi approfondire? Consulta la guida di Tundr ai flexible benefit.

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