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Stress da lavoro: una risposta arriva dal welfare

21 novembre 2025

a man wearing glasses and a black shirt

Autore

Marco Valsecchi

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Stress da lavoro correlato
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Perché il welfare aziendale sia efficace e possa essere utilizzato in modo strategico dall’azienda è fondamentale che sia costruito a partire dai bisogni delle persone. Tra le tante aree di intervento possibili, ce n’è una che stando ai dati sta emergendo con particolare forza, spiega la stress management & mindfulness coach Elena Lesca: quella dell’equilibrio tra vita privata e lavoro e del benessere organizzativo.


“Le persone chiedono spazio, ascolto e condizioni sostenibili, mentre le aziende navigano tra esigenze di performance, cambiamenti tecnologici e competenze che mutano rapidamente”, ci segnala, “in questo quadro, lo stress non è un fatto individuale: è il sintomo di un sistema che sta chiedendo troppo, troppo spesso, a persone che hanno bisogno di lucidità e serenità per funzionare bene”.


Qualche dato per inquadrare il fenomeno e i suoi costi per le aziende:


  • Secondo lo State of the Global Workplace 2025 di Gallup, il 49% dei lavoratori italiani vive stress quotidiano. Lo stesso report evidenzia come 7 candidati su 10 ritengano fondamentale che l'azienda si occupi anche del loro benessere mentale personale.


  • Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum stima che lo stress lavorativo costi alle economie globali centinaia di miliardi di dollari in produttività persa ogni anno.


  • Secondo la Employer Brand Research 2025 di Randstad, quattro delle prime cinque ragioni per cui gli italiani vorrebbero cambiare datore di lavoro sono collegabili a benessere e gestione dello stress.


Che cosa può fare l’azienda per contrastare lo stress da lavoro


In questo contesto, integrare la gestione dello stress nel piano welfare diventa una priorità. Ma da dove partire? “Per implementare interventi efficaci, le aziende devono prima mappare lo stato attuale”, spiega ancora Elena Lesca, suggerendo tre strumenti principali:


  • Survey periodiche sul benessere per misurare livelli di stress percepito, qualità del sonno (rilevabile attraverso i wearable) ed equilibrio vita-lavoro.


  • L’analisi dei dati HR: assenteismo, turnover e andamento delle performance.


  • La creazione di focus group facilitati per raccogliere feedback qualitativi.


Una volta intercettati i segnali di disagio, occorre quindi procedere su due fronti.


Da un lato, si deve agire sulla cultura aziendale e sui suoi valori. Questo lo si fa partire dalla formazione dei manager: un leader che sa ascoltare e che non genera pressione inutile crea un ambiente più sostenibile. Ma anche operando un cambio di narrazione che ci allontani dal pericolosissimo concetto di "chi si ferma è debole": sarà quindi importante normalizzare le pause, rispettare i confini orari, creare spazi per il recupero e valorizzare l'efficacia del lavoro più che le ore passate alla scrivania.


Dall'altro lato, si devono offrire ai dipendenti servizi e competenze concrete per riconoscere i segnali di sovraccarico prima che diventino cronici, mantenere lucidità sotto pressione e prevenire il burnout attraverso routine sostenibili. Ed è qui che può entrare in gioco il welfare.


Servizi di welfare efficaci per gestire lo stress lavorativo


“Occorre andare oltre un modello welfare tradizionale incentrato solo sui benefit materiali, per arrivare a offrire anche competenze”, sottolinea la stress management & mindfulness coach, ”perché a chi lavora sotto pressione costante servono strumenti pratici e integrabili nella routine quotidiana”.


Da questo punto di vista, integrare nel piano welfare percorsi strutturati di gestione dello stress rappresenta uno degli interventi più efficaci. Percorsi di coaching specializzato possono infatti aiutare le persone a riconoscere i propri pattern di stress, sviluppare strategie personalizzate e costruire routine sostenibili di recupero energetico.


Qualche esempio preso dai servizi acquistabili come flexible benefit dalla piattaforma di Tundr:


  • Pacchetto di consulenza mindfulness.


  • Programma di salute digitale dedicato al disturbo dell’iperconnessione - FOMO.


  • Percorso di counseling psicologico dedicato al disagio lavorativo.


  • Percorso di counseling psicologico dedicato alla gestione dell'ansia.


  • Sessioni individuali per aumentare il benessere psicofisico e la performance al lavoro.


“Un approccio strutturato alla gestione dello stress genera ritorni misurabili”, conclude Elena Lesca, “sul fronte della retention, ridurre lo stress e migliorare l'equilibrio vita-lavoro rappresenta uno dei principali fattori che trattengono i talenti: i dipendenti che si sentono supportati restano”.


Se vuoi approfondire, leggi i nostri articoli:

Rafforzare la retention con il welfare

Cosa serve sapere sui flexible benefit

E visita il sito ufficiale di Elena Lesca.

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